Valérie Masson-Delmotte riassume per noi le concludioni del GIEC.
Il 18 ottobre scorso, durante la riunione del nostro Club Zero Carbon, abbiamo avuto il privilegio di poter discutere con Valérie Masson Delmotte*, co-presidente del primo gruppo di lavoro del GIEC, che ci ha presentato una sintesi del rapporto sulle conseguenze di un riscaldamento climatico dell’1,5°C, pubblicato l’8 ottobre scorso.
Il primo elemento interessante è che, senza questo lavoro, l’Accordo di Parigi non avrebbe mai potuto essere siglato. I paesi più esposti ai cambiamenti climatici, in particolare le nazioni insulari, hanno accettato di firmare l’Accordo solo a condizione che il GIEC si impegnasse a redigere uno studio specifico sulle conseguenze di un riscaldamento climatico di 1,5°C.
Le conclusioni di questo sesto rapporto si basano su 6.000 pubblicazioni che, per tre quarti, non erano incluse nell’ultimo lavoro del GIEC. La comunità scientifica si è resa subito disponibile a studiare questo tema, di importanza cruciale non solo per le piccole nazioni insulari ma anche per tutti i 195 paesi firmatari.
Ecco i principali insegnamenti della ricerca:
- La temperatura del pianeta è già aumentata di 1°C rispetto al periodo preindustriale di riferimento; questo incremento di un grado ha già effetti sensibili, come le ondate di caldo più intense o le piogge torrenziali. Il cambiamento climatico non appartiene a un futuro remoto: ci tocca da vicino e ci colpisce già oggi.
- Limitando il riscaldamento del clima a 1,5°C piuttosto che a 2°C, otterremo chiari benefici. Una serie di ricadute positive che appaiono talvolta lontane dalla nostra vita quotidiana (la biodiversità, ad esempio) ma si rivelano molto concrete quando riguardano la sicurezza alimentare e la sicurezza umana.
- È ancora possibile limitare il riscaldamento a 1,5°C, dimezzando le nostre emissioni di CO2 entro il 2030 e azzerandole nel 2050:
- Un risultato che necessita di grandi cambiamenti sul fronte dell’offerta, che si tratti di sistemi energetici, di gestione delle terre o dei nostri sistemi urbani o industriali. Cambiamenti che saranno naturalmente resi possibili solo da un cambiamento del sistema finanziario.
- Sarà tuttavia indispensabile anche un cambiamento sul piano della domanda energetica e alimentare. In conclusione, siamo tutti direttamente interessati.
- Una delle innovazioni del rapporto GIEC è di aver posto per la prima volta le basi per una collaborazione fra gli scienziati e i ricercatori in scienze sociali. Il rapporto sottolinea la necessità di una transizione etica ed equa, nonché l’esigenza di agire adottando un mix “attenuazione/adattamento” di cui andranno controllati gli effetti negativi: ad esempio, un adattamento ottenuto tramite lo sviluppo di sistemi di climatizzazione che emettono gas ad effetto serra, nocivi per il clima, sarebbe chiaramente controproducente...
- Le condizioni necessarie alla limitazione del riscaldamento a 1,5°C sono il risultato di un mix fatto di cooperazione, volontà politica e disponibilità di finanziamenti.
In sintesi, siamo di fronte a tre grandi rischi:
1 - Il rischio climatico.
2 - Il rischio di intervenire in ritardo, facendo ricadere sulle generazioni future e sulle innovazioni tecnologiche la limitazione delle emissioni di CO2.
3 - Il rischio finanziario, in quanto la sopravvivenza di determinati settori deriva dalla messa in atto di una transizione deliberata, rapida e volontaria.
In conclusione, ogni mezzo grado conta. Ogni anno conta. Ogni scelta individuale o collettiva conta. E gli operatori finanziari rivestono in ogni caso un ruolo importante.
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