Nei mercati italiani si è affermata la pratica della gestione passiva, vista come vantaggiosa dagli investitori privati in quanto prevede dei costi di gestione inferiori rispetto alla gestione attiva; ma, oltre ai costi, la gestione passiva è davvero la scelta migliore?
Nel contesto economico odierno, la gestione attiva e quella passiva sono da considerarsi complementari. La gestione passiva con i suoi ETF risulta molto efficiente e ha riscosso un enorme successo, ma questo strumento finanziario è da considerarsi con le dovute precauzioni. Ad esempio: sul mercato italiano il forte peso delle banche nell’indice, ha consentito alla gestione attiva di ottenere performance migliori rispetto ad esso, quindi l’utilizzo di una gestione passiva avrebbe prodotto risultati meno positivi. Anche i mercati emergenti hanno sofferto a livello di indice complessivo per via del declino di paesi che hanno un grosso peso su quest’ultimo, come la Cina, il Sud Africa o la Turchia; anche in questo caso gli ETF non superano la gestione attiva. Scegliere la gestione passiva deve, quindi essere una decisione ponderata, risultante anche dallo studio della composizione del portafoglio (spesso sbilanciato).
Per quanto riguarda la gestione passiva sul mercato dei bonds, bisogna tenere conto che la componente maggiore di un indice obbligazionario è rappresentata da chi è più indebitato e non dall’azienda di maggior successo come nelle azioni. Pertanto la consapevolezza di che cosa si acquista con ETF obbligazionari, deve essere, semmai, maggiore di quella necessaria per le azioni.