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Il prezzo del barile di greggio potrà toccare quota $ 100?

20 julio 2018

Il 22 giugno scorso, i principali paesi produttori di petrolio, esclusi i paesi sviluppati, si sono riuniti a Vienna per decidere un possibile aumento delle quote di produzione. I messaggi contraddittori inviati da un lato dall’Arabia Saudita, sostenitrice di un aumento moderato, e d’altro lato dalla Russia che puntava invece a un aumento significativo delle quote, hanno ovviamente alimentato le discussioni e le speculazioni.

L’accordo raggiunto, che prevede un incremento di un milione di barili al giorno, è in fin dei conti abbastanza vicino alle posizioni dell’Arabia Saudita. Tale aumento è tuttavia puramente teorico, perché alcuni Paesi non potranno utilizzare le proprie quote, limitando il rialzo reale a circa 700.000 barili.

 

Una cifra che deve essere oltretutto relativizzata, alla luce degli choc successivi dell’offerta registrati dal mercato petrolifero negli ultimi mesi. Il Venezuela, la Libia (e presto l’Iran) soffrono di problematiche specifiche, che ne limitano l’offerta. Secondo le stime, nel 2018, questi tre paesi hanno contribuito o contribuiranno a diminuire la produzione di petrolio di circa 1,3 M di barili. A ciò bisogna aggiungere il forte aumento della produzione di shale oil statunitense, compensato tuttavia dall’incremento dei consumi mondiali.

In conclusione, il mercato petrolifero soffre sempre di un deficit d’offerta che è quindi ridotto ma non totalmente assorbito dall’accordo siglato il 22 giugno 2018. A meno di uno choc di crescita molto negativo, che ridurrebbe la domanda di petrolio, ci sembra difficile immaginare che il prezzo del greggio subisca una flessione significativa rispetto ai livelli attuali. Non crediamo altresì che la richiesta rivolta dal Presidente Trump all’Arabia Saudita, affinché questa aumenti la sua produzione, troverà esito positivo: la monarchia ha tutto l’interesse a mantenere il prezzo del barile su livelli alti, in previsione dell’IPO di Aramco, prevista nel 2019.

Il prezzo elevato del greggio è un fattore positivo per una delle nostre principali tematiche, i “break-even” d’inflazione, con effetti di base che resteranno positivi nei prossimi mesi. Non è invece una buona notizia, a medio termine, per la crescita dei Paesi importatori come quelli europei o il Giappone.

Al di là della convinzione forte che abbiamo sull’inflazione, la nostra view oggi è abbastanza limitata, tenuto conto delle attuali incertezze sul commercio mondiale. Il periodo estivo potrebbe in effetti rivelarsi piuttosto volatile…

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